Con l'aumento del costo dell'acqua in bottiglia ha preso piede il fenomeno della caraffa filtrante.
La caraffa filtrante serve, per l'appunto, a filtrare l’acqua corrente: elimina il calcare e riduce il grado di durezza dell’acqua. Per fare questo si avvale di una cartuccia che contiene un filtro che può essere di due tipologie: a carboni attivi o con resine a scambio ionico.
Nel primo caso i carboni attivi, meno selettivi, vanno ad assorbire una parte delle sostanze nocive contenute nell'acqua, mentre nel secondo, le resine (più selettive) scambiano alcuni ioni positivi come calcio e magnesio sostituendoli con altri ioni positivi come il cloruro di sodio (il sale). In entrambi i casi non agiscono su tutte le eventuali sostanze nocive contenute nell'acqua (metalli pesanti, arsenico, nitrati) e le aziende produttrici sono obbligate a segnalare il tipo di sostanze su cui il filtro agisce. I meccanismi di azione delle cartucce sono delicati: le cartucce vanno cambiate spesso (almeno una volta al mese in base al consumo dell'acqua) perché il rischio è il rilascio di ammonio anche superiore ai limiti di legge e di una carica batterica superiore a quella contenuta effettivamente dall'acqua del rubinetto. Indubbiamente è un'operazione di marketing ben riuscita, ma per la nostra salute è davvero efficace?
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